Forward, River of Consciousness Catalog, Written by Jeffrey Hughes, Translated to Italian by Pietro Gagliano’
Jeffrey Hughes, Ph.D. is Professor of Art History and Criticism, and Director and Curator of the Cecille R. Hunt Gallery at the Department of Art, Design, and Art History, Webster University
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Rebecca Olsen: River of Consciousness
It has been an incredible journey across both time and distance for Hunt Gallery to be able to present Rebecca Olsen’s stunning exhibition River of Consciousness. The exhibition as originally intended was transformed, as were all of our lives, by the Covid pandemic. What was meant to be a visceral and participatory viewer experience in a gallery setting ultimately evolved into a virtual exhibition. Happily, however, it became an experience that genuinely evoked interaction with the works and essentially allowed experimentation by the artist that possibly never would have transpired in “normal” circumstances.
Olsen’s paintings are disruptive, suggesting in an almost preconscious manner that meaning is not comprised of a gestalt totality, but rather a series of discrete, interconnected perceptions. While the visual impact of the urban glass and steel in Olsen’s work has become nearly imperceptible, her work simultaneously expounds on the linearity and complexity of the megalopolis. In the Arcades Project Walter Benjamin described the cultural ambivalence of arcades as a dialogical expression of both oppression (unbridled consumption) and liberation (utopian plentitude). As glass-covered walkways traverse through buildings, arcades were significant architectural edifices, while at the same time serving as the location for upper-class shops, they are concrete symbols of materialistic desire.
Much of city life has been altered during the pandemic, but the constantly changing vistas and the dynamism of the built environment remain. Although we will most likely return to the city as a hallmark of consumerism, this period of removal, for many, has allowed the simpler aspects of that environment to move to the forefront of perception. Olsen’s works employ the use of common materials with extremely sophisticated and complex techniques. Her body of work has captured the experience of the city’s transmutation both in the sense of potential for unlimited change in their innumerable color and arrangement combinations of beautiful sculptural forms and formalist paintings, but also in the fleeting quietude of the momentary static reflection. To this I would add, borrowing a term from mathematics, that the multiplicity of approaches in Olsen’s River of Consciousness works, including installation, projection, interactivity, three-dimensional objects, and abstract painted surfaces, function as a holomorph, as though meeting at every point of an infinite set and, yet, infinitely unique.
My sincerest appreciation for financial support for the exhibition extends to the Leigh Gerdine College of Fine Arts, and to the Missouri Arts Council. I am very grateful to all of those who participated as viewers, and to the many individuals who contributed to bringing this exhibition to fruition, particularly Amber Slater-Raymond, Hunt Gallery Coordinator; Charlie Hoppe, Gallery Assistant; also, Paul Steger, Dean of the Leigh Gerdine College of Fine Arts, and Ryan Gregg, Chair of the Department of Art, Design, and Art History for their ongoing personal and professional support; and finally, my profound thanks to the artist.
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Rebecca Olsen: Il fiume della coscienza
Per la Hunt Gallery, essere in grado di presentare la straordinaria mostra di Rebecca Olsen "Il fiume della coscienza", è stato un viaggio incredibile, attraverso il tempo e la distanza.
Il concetto originale della mostra è mutato così come si sono trasformate tutte le nostre vite, dalla pandemia causata dal Coronavirus. Quella che doveva essere un'esperienza partecipativa dello spettatore all'interno degli spazi fisici della galleria, alla fine si è trasformata in un'esperienza virtuale. Fortunatamente, la limitazione di questa necessità espositiva, ha evocato genuinamente un'interazione con le opere inedita; inoltre ha permesso all'artista di sperimentare soluzioni che probabilmente non sarebbero mai emerse in circostanze "normali".
I dipinti di Rebecca Olsen sono dirompenti, suggerendo in modo quasi preconscio, che il significato non è composto di una totalità gestaltica, ma piuttosto da una serie di percezioni discrete e interconnesse. Il vetro e l'acciaio, elementi iconici degli spazi urbani rappresentati e che possiedono un forte connotato visivo d'impatto, diventato nei dipinti di Rebecca Olsen, quasi impercettibili; si trasformano in maniera elegante, in elementi di linearità ma che continuano ad evocare la complessità delle megalopoli.
Walter Benjamin ha descritto in "Arcades Project", l'ambivalenza culturale dell'elemento architettonico del portico, come un'espressione dialogica, sia dell'oppressione (consumo sfrenato) che della liberazione (abbondanza utopica). Se la passerella con copertura trasparente in vetro, attraversa ideologicamente solamente l'edificio; il portico è a tutti gli effetti, una struttura architettonica conclusa; benché allo stesso tempo, fungendo da androne per i negozi di classe; diviene così simbolo concreto, del desiderio materialistico.
La pandemia ha stravolto notevolmente le abitudini cittadine, eppure permane il dinamismo costante dei panorami metropolitani in cambiamento. Sebbene sia probabile che torneremo a vivere negli agglomerati urbani, proprio come segno distintivo del consumismo; questo periodo di privazione ha permesso agli aspetti più semplici di quell'ambiente, di passare alla ribalta della percezione individuale.
Le opere di Rebecca Olsen sono realizzate con materiali comuni ma attraverso tecniche ricercate e complesse. Sebbene molto probabilmente torneremo alla città come segno distintivo del consumismo, questo periodo di privazione, per molti, ha permesso agli aspetti più semplici di quell'ambiente di passare alla ribalta della percezione. A questo aggiungerei, prendendo in prestito un termine dalla matematica; che la molteplicità di approcci nella mostra "Il fiume della coscienza" di Olsen, e che contemplano: l'installazione, le proiezioni, l'interattività tra oggetti tridimensionali e superfici dipinte astratte; funzionano da olomorfo, come se ognuno di essi si incontrasse in un punto di un insieme infinito e, tuttavia, infinitamente unico.
Il mio più sincero apprezzamento, per il sostegno finanziario alla mostra, si estende al "Leigh Gerdine College of Fine Arts" e al "Missouri Arts Council". Sono molto grato a tutti coloro che hanno partecipato come spettatori e alle molte persone che hanno contribuito a portare a compimento questa mostra, in particolare Amber Slater-Raymond, Hunt Gallery Coordinator; Charlie Hoppe, assistente alla galleria; inoltre, Paul Steger, preside del Leigh Gerdine College of Fine Arts, e Ryan Gregg, presidente del Dipartimento di arte, design e storia dell'arte per il loro continuo supporto personale e professionale; e, infine, il mio profondo ringraziamento all'artista.
Written by Jeffrey Hughes, Translated to Italian by Pietro Gagliano’
Jeffrey Hughes, Ph.D. is Professor of Art History and Criticism, and Director and Curator of the Cecille R. Hunt Gallery at the Department of Art, Design, and Art History, Webster University